28 Feb CoCò scandaglia la collina del prosecco
Ho iniziato a sorseggiare distrattamente il Prosecco più di trent’anni fa.
Nel corso degli anni, ho cercato di comprendere come poter decodificare questa “bevanda” apparentemente ammantata di immediatezza e semplicità. Più degustavo, più mi rendevo conto che mi sfuggiva qualche cosa.
Dopo aver testato i produttori più blasonati, ho iniziato a prendere confidenza con il Prosecco meno conosciuto, di nicchia: ho imparato ad apprezzare anche il Prosecco “Sur Lie” (con il fondo), quello della tradizione, per intenderci.
Piano piano mi sono reso conto che è possibile bere un buon Prosecco, sia che provenga da una realtà aziendale di grosse dimensioni, sia che scaturisca dalla “mano” di un piccolo vignaiolo.
Bisogna assaggiare quanti più prodotti possibili, cercando di cogliere le diverse sfumature gustative che derivano dal differente Comune di provenienza del “nettare” bollicinoso. Come in tutte le cose, occorre farsi una cultura propria, sia teorica che pratica: il “plus” viene fornito dalla passione e dalla curiosità.
I corsi aventi come oggetto il vino possono dare una mano, ma senza un esercizio personale di “tasting”, sospinto da un fervido desiderio di imparare sempre di più, poco si apprende e si evolve. Non ho la presunzione di aver capito, nutro comunque il desiderio di valorizzare coloro i quali producono più per piacere personale che per aumentare il fatturato aziendale.